Gio. Nov 21st, 2024

Molto si è scritto dell’agosto 1922 a Parma, delle sue barricate antifasciste per fermare le violenze delle camicie nere. Molto si è scritto di Guido Picelli, l’uomo che animò politicamente e moralmente quella resistenza. Una figura descritta in modo leggendario tanto nei racconti popolari quanto in quelli di partito, quasi come un eroe di tempi antichi, e tramandata di generazione in generazione fino ad oggi.
Guido Picelli morì in battaglia, sul fronte di Mirabueno, il 5 gennaio 1937. Alla sua salma furono tributati grandi onori dal governo spagnolo, dal Comintern e dall’antifascismo internazionale. Fin dall’inizio, però, qualche voce sollevò il sospetto che a ucciderlo non fossero stati colpi degli avversari franchisti ma pallottole staliniste. Una polemica ripresa anche nel dopoguerra da alcuni politici e giornalisti, che misero in discussione anche la piena adesione di Picelli al fronte comunista. A contrastare queste tesi si sono sempre levate numerose testimonianze, tra le quali quelle dei volontari italiani che Picelli guidava. Negli ultimi anni, però, la polemica si è riaccesa…
Di Picelli in Spagna, dei combattenti antifascisti italiani e delle ragioni della loro lotta si è parlato venerdì 8 gennaio, alle ore 21 presso la sede del Centro studi movimenti (via Saragat 33/a).
Durante la serata – ideata dal Centro studi e dall’Associazione italiana combattenti volontari antifascisti in Spagna in collaborazione con Spi Cgil e Fondazione Matteo Bagnaresi – si sono alternati gli interventi di Italo Poma e Marco Puppini (Aicvas) e di William Gambetta (Centro studi). Dopo la discussione, è stato  proiettato il video Da Parma alla Spagna, con la testimonianza di Paolo Bertoletti (Spi Cgil) sul viaggio della memoria in Spagna 2013.

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