Il 21 aprile, alle ore 18, presso l’Ex-fornace, in via Alzaia Naviglio 16 a Milano, è stato presentato il libro Giandante X, artista della libertà, edito dall’Aicvas. In concomitanza con una mostra antologica a lui dedicata svoltasi in quella sede dal 15 al 30 aprile.
Tra le iniziative per la ricorrenza del 70° della liberazione, l’Anpi milanese, in collaborazione con il comune di Milano, ha organizzato mostre ed esposizioni di opere figurative e di sculture di artisti milanesi che hanno partecipato alla Resistenza in Italia. Tra questi Giandante X, artista, partigiano e, ancor prima, volontario garibaldino in Spagna. Ed è di questa parte della sua biografia, della sua militanza nella guerra di Spagna, che si occupa il volume. Con il curatore, Alessandro Capozza, del libro hanno discusso Francesca Pensa, insegnante e critica d’arte, e, per l’Aicvas, Francesco Vaia, sia in funzione di moderatore sia nella veste di collezionista.
La sapiente regia di Francesco Vaia nel condurre il dibattito, nell’interrogare e nel dare la parola ora a uno ora all’altra dei due relatori, ha fatto emergere la figura emblematica di un Giandante X la cui storia personale si intreccia sempre con la sua arte. Nella sua incrollabile visione del mondo libertaria, la sua battaglia, con le armi in pugno o con il pennello in mano, è sempre indirizzata alla emancipazione e alla libertà dei popoli da ogni tipo di oppressione, politica, sociale, culturale.
Alessandro Capozza ha rievocato le vicende personali che lo hanno portato ad accostarsi, inizialmente in modo del tutto casuale, all’arte di Giandante X. Poi, spinto da una crescente curiosità, ben presto trasformatasi in passione, è finito per diventare uno dei maggiori collezionisti di quadri e sculture di questo maestro.
Francesca Pensa ha ripercorso l’intera parabola artistica di Giandante che lo ha visto sin dall’inizio – a partire dagli anni ’20 – un anticipatore quasi profetico. Dallo strutturalismo al futurismo, da un realismo monumentale (che attira l’attenzione di Sironi) a un realismo più umanizzato, dal frottage fino all’encausto del dopoguerra. Francesca Pensa ha poi parlato, facendo esplicito riferimento ai contenuti del libro, della duttilità di Giandante nel piegare volontariamente la sua arte alle necessità della guerra. Come in Spagna, dove collabora con le sue tavole al periodico delle Brigate Internazionali, The Volunteer for Liberty, e prepara manifesti e volantini che incitano alla lotta contro il nemico franchista. Nei campi di concentramento francesi, dopo la sconfitta della repubblica, a Saint-Cyprien, Gurs e Vernet, Giandante si prodiga instancabilmente per tenere accesa tra gli internati la fiaccola dell’impegno politico e dell’unità, organizzando corsi di pittura, di storia e di letteratura (perché lui è anche poeta); e riesce pure a trovare il tempo per dedicarsi al suo lavoro di ricerca artistica pur con gli scarsi mezzi di cui dispone. L’inflessibile coerenza di Giandante lo porta, nel dopoguerra, a impedire che i suoi lavori entrino nel giro delle gallerie e del mercato dell’arte, circuito nel quale l’artista diventa forza lavoro sfruttata e la sua opera degradata a prodotto di consumo per una clientela di lusso. La sua utopia è la stessa dell’epoca dei campi di concentramento: tutti, indistintamente, hanno diritto alla cultura e a fruire e godere della bellezza dell’arte. Perciò lavora moltissimo e, con l’implicita parola d’ordine di: “Un quadro in ogni casa!”, regala i suoi dipinti ad amici e conoscenti ,o, quando i soldi scarseggiano, li vende ai mercatini, che a loro volta li rivenderanno a un pubblico popolare a prezzi certamente più equi dei galleristi. Nel 1984 si chiude la vita straordinaria di Giandante X.
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