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Associazione Italiana Combattenti Volontari Antifascisti di Spagna

Sab. Feb 22nd, 2025
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Il 26 ottobre 1973, cinquantadue anni fa, moriva all’ospedale di Tolmezzo Guglielmo Intilia. Chi ha vissuto a Tolmezzo in quegli anni non può dimenticare la sua figura autorevole e austera, mutilato di entrambe le braccia, noto per essere stato combattente nelle leggendarie Brigate Internazionali. Oggi, probabilmente, sono in pochi a ricordarlo. Eppure, la sua storia merita di essere raccontata.

Guglielmo nacque nel 1913 ad Arta, ultimo figlio di una famiglia numerosa. Due dei suoi fratelli morirono durante la Prima guerra mondiale, uno disperso al fronte e l’altro vittima dell’influenza spagnola. Seguendo una tradizione familiare, il padre lo mandò all’estero a imparare un mestiere. Nel 1926, grazie a un parente impresario edile, trovò lavoro in Francia, ad Aulnay sous Bois, nei pressi di Parigi. Qui, appena tredicenne, cominciò un duro apprendistato nell’edilizia.

Il lavoro faticoso e i contatti con altri immigrati lo portarono presto ad avvicinarsi alle organizzazioni comuniste. Nel 1928 si iscrisse alla Gioventù Comunista e divenne un attivo militante. Dopo l’assalto al Parlamento francese da parte delle leghe nazionaliste di destra nel febbraio 1934, venne arrestato e incarcerato per un mese. Subì un secondo arresto l’anno successivo, questa volta a Bezons, dove si era trasferito.

Nel luglio 1936, la Spagna precipitò nella guerra civile dopo il tentato golpe dei generali franchisti contro il governo repubblicano. L’Italia fascista e la Germania nazista intervennero subito a sostegno dei golpisti, mentre migliaia di volontari antifascisti da tutto il mondo accorsero per difendere la Repubblica. Guglielmo fu tra i primi a partire, nell’agosto dello stesso anno. Fu ferito lievemente a Talavera, nei pressi del fronte di Madrid, e dopo una breve convalescenza rientrò in Spagna in ottobre, risultando tra i “convocati per il 1° ottobre” insieme ad altri combattenti italiani come Ettore Paietta e Fortunato Nevicati.

Arruolato nella 3ª compagnia del Battaglione Garibaldi, combatté sul fronte di Madrid. Il 21 novembre 1936, a Casa de Campo, salvò la vita al commissario politico della compagnia, Pietro Dal Pozzo, trasportandolo in salvo nonostante le gravi ferite. Pochi giorni dopo, il 4 dicembre, durante la battaglia di Pozuelo, fu colpito dall’esplosione di una granata, che gli amputò entrambi gli avambracci, gli fece perdere un occhio e gli procurò gravi ferite alla gola. Ricoverato all’Hospital Obrero di Madrid, subì anche una caduta che gli lesionò la spina dorsale.

Classificato grande invalido, nel 1938 fu trasferito in URSS con altri mutilati delle Brigate Internazionali. Durante la Seconda guerra mondiale lavorò a Radio Mosca e a Radio Milano-Libertà, l’emittente italiana che trasmetteva dall’URSS. Nel 1947 rientrò in Italia e si stabilì a Tolmezzo, in condizioni economiche precarie. Dormì per un periodo nella sede del PCI e mangiò alla mensa comunale, rifiutando però qualsiasi tentativo di strumentalizzazione politica della sua storia.

Le pratiche per ottenere la pensione di guerra furono un calvario. Nel 1948 gli venne riconosciuta solo per l’amputazione delle braccia e la perdita dell’occhio, mentre le ferite alla gola e le lesioni vertebrali furono inizialmente ignorate. Nel 1953, dopo una nuova visita medica a Firenze, ottenne un miglioramento della pensione, che però venne revocato nel 1955. Anche il Comune di Tolmezzo, sotto amministrazione democristiana, non gli fu di grande aiuto: prima gli concesse assistenza, poi gli impose il pagamento dei pasti consumati alla mensa, costringendolo a versare una somma ingente.

Nonostante tutto, Guglielmo rimase politicamente attivo. Fu segretario della sezione comunista per cinque anni, subì un processo nel 1952 per presunta complicità nell’emigrazione clandestina e partecipò a tutte le iniziative del partito. Nel 1971 il PCI gli conferì un’onorificenza per il suo impegno politico. Morì il 26 ottobre 1973. Quattro anni dopo, nel 1977, anche sua moglie, Andreina Nazzi, ricevette la Croce al Merito di Guerra per la sua attività partigiana.

Guglielmo Intilia è stato un uomo che ha combattuto per la libertà e la giustizia sociale ovunque si trovasse: in Francia, in Spagna, in Italia. Ha pagato un prezzo altissimo per il suo impegno, ma non si è mai arreso. Accanto ai nomi più celebri della Resistenza e dell’antifascismo, merita di essere ricordato con gratitudine.

Marco Puppini

Intilia (in piedi secondo da destra) in URSS
Intilia (in piedi secondo da destra) in URSS
Intilia (in piedi secondo da destra) in URSS

Di admin