Gli storici di professione, scrittori o docenti, sarebbero invidiosi della fortunata coincidenza che ha permesso a me, appassionato studioso della guerra civile spagnola, di leggere in anteprima il diario inedito di Riccardo Formica “Aldo Morandi”, il volontario italiano che raggiunse il più alto grado nella gerarchia militare dell’Esercito spagnolo: tenente colonnello designato al comando di un corpo d’armata.
Dopo l’interesse generato dal libro “La Spagna nel nostro cuore”, edito dall’Associazione italiana combattenti volontari antifascisti di Spagna, ed il viaggio, nel novembre 1966, dei superstiti delle brigate internazionali in occasione del sessantennio dell’inizio di quel conflitto 1, la signora Miuccia Gigante Boldi, nipote di Morandi, per onorare la memoria dello zio, ha pensato di pubblicare il diario da lui scritto ed a mezzo di un comune amico mi ha pregato di leggere il manoscritto per avere un primo giudizio di merito. È stata una scoperta entusiasmante: il Morandi racconta la sua esperienza in terra di Spagna dal 28 novembre 1936, giorno della sua partenza da Parigi, fino al 25 febbraio 1939, giorno in cui lascia il campo di internamento di Saint Cyprien, con ricchezza di particolari, tutti supportati da una ricca documentazione in gran parte inedita, che, grazie alla sua compagna, Vincenzina Fonti, cittadina svizzera, che fu infermiera in Spagna, egli riuscì a salvare prima di essere internato in Francia. Il Morandi ha pazientemente ed ordinatamente catalogato tutta una serie di documenti quali agende, tessere, lettere di nomina, attestati, manifestini di propaganda delle due parti in lotta, unitamente ad un’inedita raccolta di fotografie, che documentano tutta la sua avventura spagnola. Bellissime quelle relative ai servizi sanitari, dove si vede il dottore Friedman2 che opera poco lontano delle linee del fuoco, o quelle in cui Morandi è ritratto con personaggi importanti.
La nipote possiede inoltre una raccolta di giornali dell’epoca, tra cui molte copie de “Il Grido del Popolo”, giornali delle unità militari comandate dallo zio (alcuni stampati con il ciclostile), litografie, pubblicazioni sulle brigate internazionali, materiale di propaganda.
Interessante l’incontro con Ernest Hemingway o con Gera Taro, la compagna di Robert Capa, la quale morirà poco dopo nella battaglia di Belchite, schiacciata dalla manovra di un carro repubblicano, che per lui, ufficiale alle prese con problemi logistici di ogni genere, rappresentano solo dei giornalisti rompiscatole. Incontra più volte André Marty, di cui mette in evidenza il carattere rissoso, Luigi Longo “Gallo”, Giuliano Paietta “Giorgio Camen”, Pietro Nenni, a cui resterà legato da una lunga e sincera amicizia, Giorgio Braccialarghe, Guido Picelli ed altri.
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